Se cade una foglia a Cuba ne sentono il rumore a Miami. A maggior ragione non è certo passata inosservata la notizia che gli Usa hanno autorizzato la sperimentazione di un farmaco anti cancro messo a punto nell'isola di Castro. Tra i vari campi di utilizzo sperimentati del nimotuzumab, secondo il Miami Herald, anche il cancro al cervello che ha portato alla morte il senatore Kennedy nei giorni scorsi. Qual è l'ironia di tutta questa faccenda? I diritti del nimotuzumab per Usa, Canada e Europa sono per l'80% della YM Biosciences, un'azienda farmaceutica canadese, mentre per il 20% del governo cubano, causa l'embargo, il bloqueo, qualora il medicinale dovesse essere approvato non potrebbe comunque essere venduto sul suolo americano. I malati dovrebbero andare fino a Cuba per farsi curare (e se sono americani prima devono passare da un altro paese) oppure a Toronto.
Miracoli di un embargo che da queste parti sembra piacere sempre meno, soprattutto per motivi di business. Comunque, la molecola anti cancro è già in commercio in venti paesi, come Cina e India, direttamente con il marchio made in Cuba. Ora YM Biosciences e soci devono ottenere l'approvazione alla commercializzazione anche negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. Allo studio partecipano anche Giappone e Germania, non l'Italia, e anche ricercatori e oncologi dell'University della Florida. E' la prima volta che il governo americano autorizza un'eccezione del genere (anche per fare la sperimentazione è stato necessario chiedere una "dispensa" dall'embargo), prima d'ora era stato fatto solo con altri due farmaci ma già sperimentati. Ma quando business e salute son così strettamente connessi...
"For nimotuzumab, YM received approval in 2006 for trials involving children with inoperable brain cancer. Those tests are still progressing. Results are expected next year.
Several drugs in the same class as nimotuzumab are already approved, including Eli Lilly's Erbitux. These types of drugs do not lead to miracle cures, said Allan, but can help extend life by allowing chemo and radiation therapies to be more effective. YM maintains that nimotuzumab is superior to others in its class because it alone does not lead to toxic skin conditions.
Erbitux has a North American market of more than $1 billion a year, Allan said, and is used with mixed results on a wide range of cancers. For inoperable brain cancer cases, the U.S. market is about 5,000 patients -- not a large population for a drug manufacturer, especially since treatments could cost $10,000 to $50,000 per patient" Miami Herald
La storia ci insegna che a Miami ci stanno i cubani anticastristi, che abitano intorno a calle Ocho, dove ci sono i murales, i vecchietti che giocano a domino nel parco e la fabbrichetta che fa i sigari proprio come a l'Havana, che tutti attendono ormai da cinquant'anni con l'orecchio incollato alla radio la notizia che la libertà e la democrazia son tornate nell'isoletta comunista a 90 miglia da Key West (più altre 125 miglia di ponti e autostrade fino a Miami). Non per rovinare la cartolina, ma anche a leggere le pagine del quotidiano Miami Herald (per la verità meno anticastrista della sua versione in spagnolo El Herald) mi sa che la musica è cambiata. Intanto, da quando, ad aprile 2009, Obama ha tolto le limitazioni ai cubano-americani per visitare il paese natìo, le stime parlano di 200 mila persone in fila per andare a trovare i parenti (l'aeroporto di Key West sta facendo carte false per ripristinare il vecchio volo per l'Havana). Questo ha aumentato il commercio, circa 2 miliardi di dollari di scambi, si stima, per la maggior parte merce illegale portata dai "mules" che comprano qua Nike e jeans e le rivendono a Cuba. Pochi quelli che approfittano della legge del 2000 che permette di vendere all'isola cibo e prodotti agricoli. Il peso turistico dell'economia parallela di Cuba vale da sempre quanto il dollaro, qualcosa vorrà dire.
A Miami quando scendi dall'aereo la prima cosa che puoi comprare è una colada, il dolcissimo caffè cubano. I cartelli con le indicazioni negli uffici pubblici sono bilingue (aeroporto, ufficio postale, uffici governativi per visa e cittadinanza, ecc.), e spesso la prima indicazione è in spagnolo. La lingua ufficiale è un fritto misto di colombiano, cubano, brasiliano, inglese con un pizzico di francese-creolo. Teoricamente puoi sopravvivere, lavorare, mangiare, dormire, comprare una macchina, leggere un quotidiano, farti fare una ceretta, andare dal dentista, maledire il vicino che ha fatto fare la pupù al cane in giardino senza dover mai usare una parola di inglese, sorry, di americano. Per il turista italiano è una pacchia. Chiaro che oggi la borghesia cubana vive a Hialeah e non a calle Ocho - Downtown, che magari la commessa che ti vende la colada o il pastelito viene dall'Honduras, che la parrrucchiera probabilmente è colombiana e il dentista che habla espagnol è nato a Caracas, ma questa è un'altra storia.