E' lui, è l'eroe del ministro Brunetta! L'ho trovato, anzi l'ha trovato Dan Bewley di The News On 6. Si chiama Sylvester Franklin, ha 84 anni ed è appena tornato in classe a Haskell in Oklahoma dove insegna matematica e scienze alle medie. Ha iniziato a insegnare 59 anni fa e in tutto questo tempo ha perso solo 2 giorni 2 di scuola! Excellent, Mr Franklin!
Gli han dedicato pure un edificio di fronte alla scuola.
Decisamente una bella storia, ma non so, con tutto il rispetto parlando, quanto potrebbe "reggere" una classe di tredicenni in piena esplosione ormonale, tra cellulari, FB, youtube, iPod e blutooth... Non a caso oggi "Silvestro" insegna solo qualche ora e nelle classi per la scolarizzazione degli adulti.
Un'amica che insegna alle elementari in Italia è sconvolta all'idea della proposta Brunetta di arrivare a 65 anni per tutti, uomini e donne, nella pubblica amministrazione, scuola compresa ovviamente. E' ben vero che l'Italia è stata sanzionata dalla Ue perchè differenziare tra generi è considerato discriminazione, ma qui lo si fa per risparmiare. Senza pensare a due cose ben spiegate su Rassegna sindacale: la prima è che alle donne è stata storicamente garantita la possibilità di andare in pensione prima come misura compensativa di fronte alle minori e peggiori possibilità di accesso al mercato del lavoro e per favorire il lavoro di cura cosa che non è poi cambiata più di tanto nonostante siamo ormai nel terzo millennio (lo ricorda Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro del Pdci ed ex presidente della commissione Lavoro della Camera), la seconda, più tecnica e meno scontata, è che chiaramente Brunetta non si preoccupa di chi nei prossimi anni andrà in pensione dopo anni lavorati da precario, quindi con un pensione a dir poco bassa (il commento è di Carlo Podda, segretario generale della Funzione pubblica Cgil).
Chi è nato dopo il 1970 e dintorni non ha bisogno di leggere un libro come "Generazione 1000 euro" per sapere che la pensione non la vedrà mai. Chi ha iniziato a lavorare come collaboratore, tale è rimasto. Son cambiati i nomi: cococo, cocopro... Detti così far pure allegria, una cert'aria da pollaio, da chiacchiere e ullallà. La realtà è ben diversa. Doveva essere un'opportunità per chi era altamente scolarizzato, per entrare nel mondo del lavoro. E' diventata la scappatoia per le aziende per assumere facchini o impiegati senza doverli contrattualizzare. Persone con zero certezze di rinnovo dei contratti e praticamente zero contributi versati. Invisibili, non vengono neppure considerati nelle statistiche che oggi raccontano la crisi economica italiana: non sono cassintegrati, non sono in mobilità, non sono propriamente disoccupati.
Se un'azienda è in difficoltà semplicemente non rinnova i contratti e loro diventano "in cerca di lavoro". E siamo al surreale: con questa definizione sembra diventare colpa del collaboratore se non lavora. Pure il sindacato, ammettiamolo, fatica ad aiutarli. Già ha faticato ad accettarne l'esistenza (per un po' ha fatto finta che fossero pochi), poi non riusciva a catalogarli (ed eravamo già a fine anni '90), alla fine la Cgil ha inventato la categoria Nuove Identità di Lavoro Nidil e li ha chiamati lavoratori atipici. Ma ti rendi conto.
Come fa un ragazzo di 30 anni a dire a suo padre che gli chiede "scusa ma che lavoro fai, l'impiegato?". "No sono un atipico".
Chi volesse dare un'occhiata a cosa fanno negli altri paesi europei sul fronte delletà pensionistica, la Gilda di Venezia ha fatto una piccola sintesi: l'età massima per stare in cattedra di solito è 65 anni (ad esempio 60 per le donne in Polonia e 67 in Norvegia) e l'età minima per andarci è 60 anni con un minimo di anni di servizio che varia dai 15 del Liechtenstein ai 40 del Belgio.
Gli han dedicato pure un edificio di fronte alla scuola.
Decisamente una bella storia, ma non so, con tutto il rispetto parlando, quanto potrebbe "reggere" una classe di tredicenni in piena esplosione ormonale, tra cellulari, FB, youtube, iPod e blutooth... Non a caso oggi "Silvestro" insegna solo qualche ora e nelle classi per la scolarizzazione degli adulti.
Un'amica che insegna alle elementari in Italia è sconvolta all'idea della proposta Brunetta di arrivare a 65 anni per tutti, uomini e donne, nella pubblica amministrazione, scuola compresa ovviamente. E' ben vero che l'Italia è stata sanzionata dalla Ue perchè differenziare tra generi è considerato discriminazione, ma qui lo si fa per risparmiare. Senza pensare a due cose ben spiegate su Rassegna sindacale: la prima è che alle donne è stata storicamente garantita la possibilità di andare in pensione prima come misura compensativa di fronte alle minori e peggiori possibilità di accesso al mercato del lavoro e per favorire il lavoro di cura cosa che non è poi cambiata più di tanto nonostante siamo ormai nel terzo millennio (lo ricorda Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro del Pdci ed ex presidente della commissione Lavoro della Camera), la seconda, più tecnica e meno scontata, è che chiaramente Brunetta non si preoccupa di chi nei prossimi anni andrà in pensione dopo anni lavorati da precario, quindi con un pensione a dir poco bassa (il commento è di Carlo Podda, segretario generale della Funzione pubblica Cgil).
Chi è nato dopo il 1970 e dintorni non ha bisogno di leggere un libro come "Generazione 1000 euro" per sapere che la pensione non la vedrà mai. Chi ha iniziato a lavorare come collaboratore, tale è rimasto. Son cambiati i nomi: cococo, cocopro... Detti così far pure allegria, una cert'aria da pollaio, da chiacchiere e ullallà. La realtà è ben diversa. Doveva essere un'opportunità per chi era altamente scolarizzato, per entrare nel mondo del lavoro. E' diventata la scappatoia per le aziende per assumere facchini o impiegati senza doverli contrattualizzare. Persone con zero certezze di rinnovo dei contratti e praticamente zero contributi versati. Invisibili, non vengono neppure considerati nelle statistiche che oggi raccontano la crisi economica italiana: non sono cassintegrati, non sono in mobilità, non sono propriamente disoccupati.
Se un'azienda è in difficoltà semplicemente non rinnova i contratti e loro diventano "in cerca di lavoro". E siamo al surreale: con questa definizione sembra diventare colpa del collaboratore se non lavora. Pure il sindacato, ammettiamolo, fatica ad aiutarli. Già ha faticato ad accettarne l'esistenza (per un po' ha fatto finta che fossero pochi), poi non riusciva a catalogarli (ed eravamo già a fine anni '90), alla fine la Cgil ha inventato la categoria Nuove Identità di Lavoro Nidil e li ha chiamati lavoratori atipici. Ma ti rendi conto.
Come fa un ragazzo di 30 anni a dire a suo padre che gli chiede "scusa ma che lavoro fai, l'impiegato?". "No sono un atipico".
Chi volesse dare un'occhiata a cosa fanno negli altri paesi europei sul fronte delletà pensionistica, la Gilda di Venezia ha fatto una piccola sintesi: l'età massima per stare in cattedra di solito è 65 anni (ad esempio 60 per le donne in Polonia e 67 in Norvegia) e l'età minima per andarci è 60 anni con un minimo di anni di servizio che varia dai 15 del Liechtenstein ai 40 del Belgio.
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