sabato 5 settembre 2009

Quanto puoi andar lontano per tenerti il lavoro?

Due postine di New York devono farsi tutti i giorni 200 miglia (330 chilometri), che considerato il traffico significano 5-6 ore tra andata e ritorno, da Washington Heights e Harlem fino al loro ufficio  di East Hampton.
Il servizio postale pubblico americano non gode di buona salute. Ups e Fedex l'incalzano molto da vicino. Ad agosto Obama è stato ripreso aspramente dopo un incontro sulla riforma della sanità, proprio perché aveva utilizzato proprio questo paragone infelice per promuovere l'idea che la competizione tra servizio sanitario pubblico e assicurazioni private non avrebbe danneggiato bensì ulteriormente rafforzato tutto il sistema. La verità è che il servizio postale sta perdendo 7 miliardi di dollari e circa i 10% dei suoi 32.741 uffici verranno chiusi e 150 mila posti di lavoro sono già scomparsi.
Carolina Shellman e la sua collega Michele Morgan (che come molti newyorkesi non ha neppure l'auto) hanno ricevuto la notizia del trasferimento il giorno prima del fine settimana del 4 luglio. Sai che fuochi di artificio. Chiaramente le due donne e i sindacati pensano che il Servizio postale stia cercando di render loro la vita impossibile affinché accettino i 15 mila dollari che gli hanno offerto per lasciare il lavoro. Ma significherebbe perdere non solo lo stipendio quanto assicurazione sanitaria, benefit per i figli ecc ecc
Due anni fa una mia amica di Imola si è trovata a decidere se lasciare il lavoro oppure fare tutti i giorni circa 130 chilometri moltiplicato due oppure trasferirsi. La sua azienda ristrutturava e chiudeva. Considerando che il lavoro era un part-time dopo lunghe trattative insieme ai sindacati, si è presa qualche migliaia di euro e ha detto addio al lavoro. Era chiaro a tutti che sarebbe finita così. Una cosa simile sta accadendo alla Cnh di Imola.
La mia amica da allora è disoccupata, fa la casalinga, il marito lavora in ceramica, la casa è loro e il mutuo pagato da tempo e non hanno figli. Quest'anno di fronte alla crisi delle ceramiche l'ho trovata un po' preoccupata ma per ora se la cavano.
Quanto alla Cnh, che appartiene alla stessa potente Fiat che ha annunciato grandi sviluppi in primavera, le prospettive son ben diverse. Per i 431 dipendenti dello stabilimento imolese, ora in cassa integrazione straordinaria (finita il 31 agosto), e' stato annunciato il licenziamento. O meglio "le produzioni di Imola saranno trasferite negli altri due stabilimenti Cnh di San Mauro (Torino), che conta 750 addetti, e Lecce, che ne ha 550". Se qualcuno preferisce l'aria del mare può sempre lasciare Imola e scendere 800 chilometri più a sud. Facile no? E chi ha figli che vanno a scuola? E se la moglie lavora a Imola? No problem, si arrangeranno... In caso contrario tutti a casa.
C'è voluto lo sciopero della fame iniziato una decina di giorni fa da un operaio di 51 anni per costringere i media nazionali, e a quel punto pure dirigenza Fiat e Governo, a riconsiderare la richiesta di sindacati e lavoratori di sedersi ad un tavolo per trovare un'eventuale soluzione. Si vedranno mercoledì 9. Sono moderatamente pessimista con un sottofondo di ottimismo su questa vicenda.
Il blog dei lavoratori in lotta:
http://lavoratoricnh.blogspot.com/
Qua con Epifani della Cgil:
Anche le postine Carolina e Michele son fortunate: vuoi mettere lavorare vicino alle spiagge di Hampton? Roba da ricconi. Lucky girls

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