
Da Repubblica, 9 settembre 2009
Sondaggio: in Europa resta alto il sostegno alla presidenza Obama
Dalla Cnn, 1 settembre 2009:
Barack Obama's overall job approval rating is now at 53% and for the first time, a majority of Independents disapprove of how Obama is handling his job as President.
Questo è uno di quei casi in cui stare più vicino alla notizia ti fa capire meglio la situazione. Alle volte una sana distanza aiuta ad avere una visione d'insieme senza perderti nel particolare. Per quanto riguarda Barak Obama, invece, vivere da questa parte dell'oceano ti fa rendere conto che ad essere veramente innamorati del "primo presidente degli Stati uniti afroamericano", a quasi un anno dalla sua elezione, sono soprattutto coloro che lo guardano, per l'appunto, dall'altra parte dell'oceano. Nella vecchia Europa, in particolare nella cara povera piccola Italia.
Siamo tutti un po' innamorati, soprattutto se il cuore ti batte a sinistra, di questo presidente nero, regolarmente sposato e innamorato della moglie, con due figlie e suocera al seguito nella Casa Bianca (fa tanto famiglia italiana no?). Niente risatine su escort o trapianti di capelli, minorenni, feste o fondotinta, finte liti con la chiesa o veri tentativi di eliminare definitivamente ogni parvenza di libertà di stampa. Quanto è lontano il caudillo SB dal presidente Obama.
Obama che parla di riforma sanitaria, che dice mai più negli Stati uniti qualcuno dovrà essere lasciato senza cure perchè non può pagarsele (ma l'idea di fare le Asl o avere una sanità pubblica all'italiana non li sfiora neppure, da queste parti è pressoché inconcepibile, anche la famosa public option è qualcosa di ben diverso).
Obama che parla ai ragazzi delle scuole (martedì 8 settembre) e dice loro di impegnarsi, che occorre un duro lavoro per ottenere dei risultati, e i repubblicani gli danno del "socialista" (qua è quasi un'offesa, se poi arrivi al comunista sei veramente "rude").
Obama che invita con una campagna ossessiva (e relativi fondi federali per borse di studio e sconti) le madri e chi ha perso il lavoro a tornare sui banchi di scuola perchè nei momenti di crisi occorre studiare prepararsi, aumentare le proprie conoscenze e magari riconvertire la propria professionalità per essere pronti quando ripartirà l'economia (si spera l'anno prossimo).
Obama che promuove il volontariato, mettendoci la sua faccia nelle pubblicità, per dire agli americani che devono dedicare qualche ora agli altri, che un paese dove ci si aiuta è un paese migliore.
Tutto molto bello, cool, dice tante cose "di sinistra" alla Moretti, ti incita, del tipo diamoci da fare tutti insieme che la sfanghiamo. Altogether "Yes we can".
Gli americani, però, sono un popolo pratico. Santi, navigatori ed eroi devono guadagnarsela e non solo essere amici del potere di turno o figli di un Dio maggiore (anche Paris Hilton si fa un mazzo tanto girando da un party ad uno spot). Gli americani si entusiasmano facilmente, ti danno sempre una possibilità, vivono con l'ingenuità del giovane e la prospettiva della "ricerca della felicità" (li ha fregati per sempre scrivere "the pursuing of happiness" nel Right of Bill). In realtà, per sopravvivere sono abituati a fare due o tre lavori contemporaneamente (assicuratore, bagnino e insegnante di inglese per esempio), ad avere poco tempo libero, poche ferie, a pagare di tasca loro per ogni cosa ma con una tassazione che do solito non arriva ad un quarto, un terzo del reddito. Una cosa però la sanno: alla fine i conti devono tornare (anche se hai venti carte di credito e ti danni l'anima per dilazionare la restituzione del debito). E con Obama secondo loro i conti non tornano. Almeno per ora.
Il governo federale si è inventato incentivi di ogni sorta e ha distribuito a febbraio 787 miliardi con il famoso "stimulus package" per sostenere ogni tipo di welfare, dai benefit per i disoccupati alla gente in difficoltà a ripagare i mutui, senza dimenticare il business (dentro ci stavano gli incentivi per comprare auto ecologiche e rottamare quelle più vecchie e inquinanti), per comprare i pannelli solari. Però la disoccupazione è ferma sul 9,7% (fino al 2008 girava tra 4 e 6%), ad agosto han segnalato qualche timido accenno di ripresa a macchia di leopardo nei vari Stati, ma per ora tant'è.
Nel contempo sono arrivati i tagli dei posti di lavoro pubblici, dai postini agli insegnanti.


Poi Obama sta rischiando di giocarsi anche la comunità gay d'America, che ha sostenuto con fior di dollari la sua campagna elettorale, dato che la legge sul matrimonio per le coppie omosessuali al momento è scomparsa dall'agenda presidenziale (per ora sono solo 4 gli Stati americani che hanno una legge che permette il matrimonio di persone dello stesso sesso).

Poi ci sono faccenducole più sottili e meno razionali. Tralasciando il fatto che è nero (questo si vede mi pare), e che in un paese ancora razzista come gli Stati Uniti (affermazione del mio biondissimo insegnante di inglese di Boston che non metto in dubbio), Obama viene considerato un po' troppo debole e condiscendente. In un talk show l'altra sera un ragazzo con la spilletta dei democratici ad un certo punto è sbottato: "Obama dovrebbe fare un po' di più come Bush! Invece ascolta sempre tutti, media, e intanto non si fa niente". Vabbè, il ragazzo va capito, gli americani han rimasto nei geni il 7° cavalleria, altrimenti come facevano ad eleggere "Terminator" governatore della California?
Ma il giovane sostenitore democratico ha sintetizzato il pensiero comune da queste parti. Per dirla come mia nonna "e' basterd (Obama) e' scorr benessum, ma e' fa poc sug", che tradotto dal romagnolo all'inglese suona pressapoco "dude speaks cool, but does nothing".
E adesso vado, tra pochi minuti (sono le 20) Obama parla in diretta al Congresso per "push" la sua riforma sanitaria. E' il secondo round dopo quello del 22 luglio scorso davanti ai giornalisti.
Non posso perdermelo. Sono italiana, tendenzialmente di sinistra. A me "mi" piace proprio tanto!
E sono pure moderatamente ottimista... may be, he can
Nessun commento:
Posta un commento