da The New Yorker via Huffingtonpost.com
Il Texas ha mandato a morte un innocente? Pare proprio di sì. E non è l'unico. Il caso è quello di Cameron Todd Willingham, un uomo che è stato 12 anni nel braccio della morte, infine ucciso con un'iniezione letale nel 2004 con l'accusa di aver ammazzato i suoi due figli appiccando apposta il fuoco alla loro casa. Si è sempre proclamato innocente, e per questo ha rifiutato perfino di commutare la condanna in carcere a vita. "The state forensic commission in Texas is still finishing its work on Willingham's case, but David Grann's New Yorker article examines the entire case, including the jailhouse informant who plainly gave false testimony and the circumstantial evidence (...) fair-minded people will know beyond a reasonable doubt that an innocent person was executed". E secondo quanto scoperto fino ad ora pare proprio che fosse innocente.
"All'ora del delitto Alberto era al pc". Scontro sulla perizia che salva Stasi. Smontata l'accusa contro il ragazzo accusato per l'omicidio di Garlasco.
da La Stampa via claudiocaprara.it
Alberto Stasi è il principale indiziato, tuttora l'unico diciamo, per l'omicidio di Chiara Poggi. Lo scontro tra periti riguarda il suo alibi: ha sempre detto che all'ora dell'omicidio stava lavorando al pc.
Mi pare che bastino queste due notizie per decidere che non si può accettare la pena di morte. Se è vero che "We, the people..." siamo depositari del "potere", come cita il preambolo della Costituzione americana, di "establish justice, insure domestic tranquility, provide for the common defense, promote the general welfare, and secure the blessings of liberty", oppure come in quella italiana dove il popolo è "detentore" della "sovranità" che "esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione", se è vero tutto ciò, questo significa noi tutti siamo responsabili, qualora un giudice o una giuria "sbagliassero", della morte di un innocente. Oggi, in tempo di pace, non credo che una nazione, un popolo, possa razionalmente e in coscienza accettare una cosa del genere. A prescindere dal reato.
Solo Stati Uniti, Cina e Giappone, tra i paesi più forti economicamente, hanno ancora la pena di morte. Insieme a loro nazioni come Iran e Iraq, Corea del Nord, Arabia, India, Egitto e Sudan, Filippine o Malesia... (per per l'elenco completo e altre info qui). Usa, Iran e Corea del Nord, quindi, in fondo, hanno qualcosa in comune. Invece l'Italia del Governo Prodi II, nel 2007, è stata promotrice della moratoria universale della pena di morte approvata dall'Onu. Hanno votato a favore 104 Stati. Gli Usa han votato contro, chiaramente insieme a Corea del Nord e Iran (e non solo).
Negli Stati Uniti l'abolizione della pena di morte non è tuttora un tema molto popolare, soprattutto al sud (solo 15 dei 50 Stati americani non prevedono la pena di morte nel loro statuto), ma perfino nel "rude" Texas è nato un movimento contro la pena di morte Students Against the Death Penalty. A portare la loro compagna su tutti i giornali nelle scorse settimane ci ha pensato l'avvio del procedimento contro SharonKiller. Sharon Keller è un giudice texano, accusata di aver violato i diritti di un condannato a morte di presentare appello all'ultimo minuto, perché si sarebbe rifiutata di accoglierlo dicendo che era troppo tardi perchè: "We close at 5", l'ufficio chiude alle 17, sorry. La Keller deve dimostrare di non aver tenuto, in pratica, una "condotta riprovevole" davanti alla Commissione di stato sulla condotta dei giudici. Visto il cognome non ci ha messo molto a diventare "Sharon il Killer" nei blog degli oppositori alla pena capitale. Detto ciò, il soggettino che doveva presentare appello sarebbe al massimo riuscito a sopravvivere qualche mese, e non era proprio uno stinco di santo, bensì un omicida. Ma questa è un'altra storia.
Negli Stati Uniti l'abolizione della pena di morte non è tuttora un tema molto popolare, soprattutto al sud (solo 15 dei 50 Stati americani non prevedono la pena di morte nel loro statuto), ma perfino nel "rude" Texas è nato un movimento contro la pena di morte Students Against the Death Penalty. A portare la loro compagna su tutti i giornali nelle scorse settimane ci ha pensato l'avvio del procedimento contro SharonKiller. Sharon Keller è un giudice texano, accusata di aver violato i diritti di un condannato a morte di presentare appello all'ultimo minuto, perché si sarebbe rifiutata di accoglierlo dicendo che era troppo tardi perchè: "We close at 5", l'ufficio chiude alle 17, sorry. La Keller deve dimostrare di non aver tenuto, in pratica, una "condotta riprovevole" davanti alla Commissione di stato sulla condotta dei giudici. Visto il cognome non ci ha messo molto a diventare "Sharon il Killer" nei blog degli oppositori alla pena capitale. Detto ciò, il soggettino che doveva presentare appello sarebbe al massimo riuscito a sopravvivere qualche mese, e non era proprio uno stinco di santo, bensì un omicida. Ma questa è un'altra storia.
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